La traduzione letterale di “Data-Driven” – “Guidato dai dati” – dice molto, quasi tutto, sul significato dell’espressione, sempre più utilizzata in campo economico con riferimento a specifiche realtà aziendali.
Essere una impresa Data-Driven significa sfruttare la potenza dei dati nel processo decisionale, implementando un approccio basato sui dati statistici ed orientando la propria strategia sui numeri e conseguentemente, in base a questi, prendendo decisioni informate.
Nelle aziende si utilizza meno della metà dei dati a disposizione e nella maggior parte dei casi si perde un patrimonio informativo che potrebbe indirizzare il business verso decisioni più consapevoli. In questo contesto, ragionare in una prospettiva Data-Driven permetterebbe di sfruttare al massimo i vantaggi che il dato fornisce.
Essere Data-Driven non è solo di un aspetto tecnico, ma è un fattore strategico del business applicabile nelle realtà più diverse: può interessare sia attività più tecnologiche o innovative, ad esempio le aziende del digital marketing sia attività tradizionali del settore manifatturiero. Peraltro quando si parla di imprese Data-Driven molto spesso, si è portati a pensare alle solo grandi imprese, ciò non appare corretto. Le grandi imprese sono certo state le prime ad aver adottato questo approccio impiegando strumentazioni all’avanguardia e processi innovativi di raccolta ed elaborazione, ma tutte le imprese, anche le più piccole, possono implementare nella propria strategia aziendale la raccolta e lo studio dei dati.
Significativo, proprio a testimonianza dell’accresciuta sensibilità sul tema, è che nel 2021, il 44% delle Piccole e Medie Imprese ha investito in Analytics nel 2021 o prevede di farlo entro fine anno e un altro 44% ha dichiarato che la pandemia ha avuto un ruolo determinante nell’acquisire maggiore consapevolezza sulla necessità di valorizzare i dati a disposizione [fonte: Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano].
Data-Driven non è solo affidarsi alla tecnologia e all’elaborazione di big data, ma è innanzitutto un cambio di mentalità dei soggetti che rappresentano il management dell’impresa. Per cambiare mentalità è necessario abbracciare la cultura del dato: cultura del dato è cultura dell’informazione ad un livello specifico ed empirico.
Sono molte le imprese che hanno inserito questa evoluzione tra le proprie priorità strategiche. L’obiettivo finale ha una certa variabilità da impresa ad impresa, ma ricompreso sovente nella volontà di ottenere un miglioramento complessivo dell’efficienza operativa e dunque dell’agilità, di allargare le opportunità di business, di migliorare la customer experience, di garantire il rispetto delle norme e dei regolamenti, di ridurre i rischi e gli errori, di acquisire un vantaggio competitivo e di ottimizzare il processo di vendita.
Elaborare un approccio Data-Driven non è semplice, perché occorre individuare i processi e i comportamenti giusti da osservare e monitorare e la metodologia migliore, con informazioni e dati, per quantificarli e valutarli analiticamente al fine di supportare le scelte aziendali.
Il passaggio ad un modello Data-Driven non avviene in tempi brevi. Lo stato dell’arte è uno scenario in cui la maggior parte delle organizzazioni ha avviato il percorso di trasformazione e un ulteriore parte delle imprese è in fase “propedeutica all’avvio”.
Tra gli ostacoli sul percorso, il principale è il problema della dispersione dei dati: spesso è difficile accedere ai dati necessari o addirittura se ne ignora l’esistenza. Altri impedimenti sono l’assenza di un team di persone dedicate alla gestione dei dati, l’eccessiva dipendenza dall’IT, che limita la possibilità di un uso self-service dei dati e la mancanza di un modello semantico unico, necessario per rendere comprensibili in modo univoco e semplice i dati stessi. Inoltre esiste il problema di una cultura aziendale ancora poco orientata alla condivisione dei dati.
Il mondo dei dati e del Data-Driven aiuta a ragionare sul perché e non focalizzarsi sul come. In un mondo in cui il come cambia continuamente, chi analizza il perché può realmente incidere all’interno dell’impresa ed in maniera strategica.